È in discussione una legge che presto non consentirà di mandare (e di ricevere) un certo tipo di messaggi su WhatsApp.
Le nuove tecnologie della comunicazione hanno mutato profondamente il nostro modo di vivere. Lo aveva “profetizzato” già negli anni Sessanta Marshall McLuhan, il guru della comunicazione di massa che aveva annunciato la nascita di un “villaggio globale” dove tutti sarebbero stati strettamente interconnessi.
L’istantaneità dei nuovi mezzi tecnologici – pensiamo solo ai telefonini e alle app di messaggistica istantanea – permette in effetti di comunicare in tempo reale praticamente con tutto il mondo, basta che ci sia una connessione funzionante. Il problema è che non sempre desideriamo essere reperibili: non da tutti e sicuramente non a ciclo continuo.
A tutti sarà capitato di vedersi recapitare a orari decisamente improbabili una comunicazione indesiderata via WhatsApp – magari dal datore di lavoro – e alzi la mano chi fa salti di gioia nel vedersi arrivare sul telefonino una richiesta lavorativa a mezzanotte del sabato o della domenica. È in discussione una legge che promette di mettere un limite a questo fenomeno.
WhatsApp, la nuova legge vuole dare un taglio a questi messaggi
Mai sentito parlare di reperibilità continua? È la dannazione di tanti (troppi) lavoratori che, complice l’avvento di piattaforme come WhatsApp, faticano a tracciare il confine tra vita professionale e vita privata. Spesso le aziende se ne approfittano chiedendo ai loro dipendenti di rispondere a mail, messaggi WhatsApp e telefonate anche fuori orario lavorativo.
Si tratta di una vera e propria forma di prepotenza da parte di imprese senza scrupoli, che abusano della loro posizione di forza per trasformare i dipendenti in forza lavoro mobilitabile no-stop. Una “mobilitazione totale” che, ulteriore sopruso, diventa la condizione implicita per conservare il posto di lavoro senza curarsi di produrre stress e fatica psicologica nei lavoratori.
Per questo motivo il testo della proposta di legge in discussione in Italia vuole garantire il “diritto alla disconnessione” ai lavoratori. La strada sembra tracciata. Si va verso l’obbligo per le aziende di definire, insieme ai sindacati, una serie di regole precise sulle modalità di comunicazione, sugli orari e sulle situazioni d’emergenza in cui si potrà richiedere la reperibilità.
Saranno previste naturalmente anche sanzioni per i datori di lavoro che non rispettano il diritto alla disconnessione dei loro lavoratori. Verranno introdotti dei canali attraverso i quali i lavoratori potranno segnalare i potenziali abusi. Francia e Portogallo hanno già adottato normative per garantire il diritto alla disconnessione. L’auspicio è che anche l’Italia segua presto questa strada.